Fra tradizione e innovazione
Per noi l’arte della pizza ha radici ben salde nella tradizione napoletana, ma si protende verso le nuove frontiere della pizza contemporanea.
Per noi l’arte della pizza ha radici ben salde nella tradizione napoletana, ma si protende verso le nuove frontiere della pizza contemporanea.
Le nostre pizze gourmet sono il risultato di anni di formazione e di una ricerca continua. Gli impasti sono molto complessi e preparati utilizzando diverse farine, tra cui farro, mais, riso, ceci, avena, orzo e grani germogliati.
Una particolare cura viene dedicata alle lievitazioni, con l’uso della biga e di impasti pre-fermentati, che ci permettono di ottenere una leggerezza e una fragranza uniche, oltre ad un’elevatissima digeribilità.
La grande varietà di farine e lievitazioni garantisce una vasta gamma di sapori e consistenze, che si fondono in armonia con i nostri topping, tutti preparati con materie prime di altissima qualità e cura artigianale. Ogni ingrediente è selezionato per ottenere un corretto equilibrio tra gusto e salute.
Della tradizione napoletana manteniamo la cottura in forno a legna e la stesura in pala, ma facciamo molta ricerca sugli impasti, sulle lievitazioni, sulle materie prime e sulla qualità della farina (usiamo esclusivamente farina tipo 1 semintegrale).
La nostra pizza napoletana è preparata in buona parte con la farina Petra Evolutiva, una farina di frumento 100% biologica, proveniente da grani antichi coltivati in Sicilia.
Ecco come Davide Di Bilio spiega la sua interpretazione di pizza napoletana:
Per avere un’idea completa sul mondo della pizza ho frequentato innanzitutto i corsi organizzati dall’associazione Verace Pizza Napoletana di Napoli, lavorando anche in una delle pizzerie associate nel centro partenopeo. Qui ho incontrato grandi professionisti, ma mi sono reso conto di non condividere il disciplinare della pizza napoletana, in particolare per la scelta di utilizzare esclusivamente farine raffinate (di tipo 0 e 00), che di certo non esistevano quando fu inventata la pizza.
La pizza ha iniziato ad affermarsi all’inizio dell’800, ma solo dal 1970 i mulini hanno cominciato ad avere le tecnologie per produrre la farina di tipo 00.
Finalmente, a luglio del 2019 il disciplinare della pizza napoletana è stato rivisitato, ma – dal mio punto di vista – non abbastanza. Infatti, il nuovo disciplinare include anche la farina di tipo 1, ma solo in minima percentuale, per cui il nostro impasto ancora non rientrerebbe nella denominazione di “Vera Pizza Napoletana”.
Le farine raffinate sono povere dal punto di vista nutritivo e ricchissime di zuccheri: la macinazione industriale del grano comporta l’eliminazione del germe (il cuore nutritivo del chicco, che contiene aminoacidi, sali minerali e vitamine) e della crusca (ricca di fibre).
Purtroppo nella stragrande maggioranza delle pizzerie (italiane e non solo) si usa farina raffinata 00, perché è più facile da lavorare e dà pochi problemi anche con lievitazioni brevi. Chi ci rimette, però, sono i clienti, che spesso hanno abbandonato da anni l’idea di mangiare pizza per la difficile digeribilità del prodotto. Ci auguriamo che – grazie alle richieste di una clientela sempre più informata e competente – la qualità delle farine utilizzate nel mondo della pizza italiana possa migliorare.